Fallimento 2018
Al momento dell'ingresso in campo delle squadra la tensione è viva sugli spalti di San Siro, si percepisce sulla pelle e muta gli umori. Gli inni risuonano nel cielo di Milano e i tifosi, al colmo della tensione, cadono nell'errore già commesso in passato di fischiare quello dei nostri avversari: Buffon e la squadra azzurra rispondono con un applauso. Appena il tempo di caricarci con Mameli e siamo già dentro la partita. Subito spigolosa, con Immobile che combatte ma finisce in fuorigioco, Parolo che si infila in area e viene fermato con le cattive da Granqvist: il laziale protesta, l'arbitro non interviene.
Il nervosismo in campo è tanto, la confusione se possibile ancora di più e per avanzare l'Italia è costretta ad affidarsi alle verticalizzazioni improvvise, ma anche estemporanee, di Jorginho, che al 16' pesca il taglio in profondità di Immobile: il tiro, da posizione defilata, non può che spegnersi sull'esterno della rete. La Svezia è quella di sempre, si difende con ordine grazie alla tre linee compatte del suo 4-4-2 e la sensazione è che per stanarla servano tempo, pazienza e cambi di gioco repentini. Jorginho sembra il più lucido e l'unico con qualche sprazzo di calcio nelle gambe. Ancora lui libera Immobile con un tocco delizioso: il laziale, largo a sinistra, mette in mezzo dove Candreva arriva puntuale a calciare un pallone invitante che però si spegne di pochissimo sopra la traversa di Olsen. E' l'occasione migliore dell'Italia: forza e coraggio, qualcosa si muove. Come si muove, e in maniera sospetta, la mano di Barzagli in area sul tocco di Forsberg dopo un errore in impostazione proprio dello stesso centrale della Juventus. Il rigore questa volta era netto, a parti inverse avremmo gridato allo scandalo: per fortuna l'arbitro dice no e ammonisce il numero 10 svedese per proteste.
Manca sempre meno alla fine del primo tempo e la tensione, già altissima, diventa quasi insostenibile. Ma sono proprio gli ultimi i minuti migliori degli azzurri, che ora spingono, pressano e chiudono la Svezia nella propria metà campo, creando almeno tre chiarissime occasioni per passare in vantaggio. Ancora una volta Jorginho pesca Immobile solo in area: l'attaccante della Lazio si gira, la palla passa nonostante il tocco del portiere svedese ma prima che varchi la linea della porta viene spazzata da Granqvist. Passano pochi secondi e sempre l'ex difensore del Genoa interviene in spaccata a salvare su Gabbiadini, pronto a calciare da ottima posizione dopo una bella azione in velocità della nostra Nazionale. Infine tocca a Florenzi provare a dare un senso a una partita fino a quel momento sbiadita, colpa anche dell'inedita posizione di mezzala sinistra. Il jolly della Roma si beve Lustig con un numero da circo, entra in area e al posto di crossare spara a sorpresa un destro sul primo palo che Olsen riesce a trattenere. Segni di Italia, San Siro si scuote, ma i primi 45 minuti finiscono qui.
All'Italia ora servono uomini freschi e Ventura manda in campo Belotti ed El Shaarawy: la difesa, però, resta incomprensibilmente a 3 nonostante una Svezia tutta protesa all'indietro e l'esterno della Roma va a posizionarsi tutta fascia a sinistra al posto di Darmian, col Gallo a far coppia con Immobile per uno stanco ma positivo Gabbiadini. L'occasione arriva subito, anche se più per caso che per gioco: la palla arriva ancora una volta a sinistra da Florenzi, il cross d'esterno trova la testa di Lustig e si inpenna verso la porta di Olsen sbattendo sulla traversa. Siamo anche sfortunati. Ventura cambia ancora inserendo Bernardeschi per Candreva.
E' il tempo delle preghiere a San Siro, il cronometro dice che mancano meno di 10 minuti a uno dei più grandi fallimenti del calcio italiano. Il '58 è un ricordo troppo lontano, rievocarlo non rincuora gli animi e fa soffrire ancora di più. Sugli spalti i tifosi cantano l'inno e spingono gli azzurri che provano come possono a buttare il cuore oltre l'ostacolo scandinavo. Per forza di cose (e soprattutto di nervi) ora è tutto estemporaneo e dettato dalla sola forza della disperazione, con i tentativi dell'Italia che arrivano tutti con iniziative personali. Belotti spara a salve di sinistro dal limite dell'area, i giocatori sono tutti nella metà campo svedese e i cross arrivano costanti nell'area di rigore degli scandinavi: Parolo svetta più in alto di tutti all'87', ma la palla proprio non vuole saperne di entrare e si spegne ancora una volta a lato. Si alza la lavagnetta del quarto uomo, sono 5 i minuti che separano gli azzurri dal baratro. C'è poco da pensare e ragionare, solo da lottare con coraggio per gli ultimi istanti. La palla è sempre nell'area svedese, ma i giganteschi difensori scandinavi respingono tutto quello che passa sopra le loro teste. Non c'è più nulla da fare, a condire l'infausta serata di San Siro restano solo le amarissime lacrime di un capitano e di un gruppo di giocatori.