Cammino mondiale

L' esordio al mondiale

Per il temutissimo esordio con la forte Polonia del nuovo asso Boniek, il Ct sceglie: Zoff in porta, Gentile e Cabrini terzini, Collovati stopper davanti al libero Scirea; a centrocampo, Marini mediano, Tardelli interno a tutto campo, Antognoni regista avanzato, Bruno Conti a vivacizzare il gioco dalle fasce; in avanti, Rossi e Graziani. Al fischio d'avvio, i più temuti tra gli avversari vengono spenti senza problemi. Nel finale, la traversa salva il portiere polacco da una sventola di Tardelli. Italia tecnicamente e atleticamente superiore, con l'unico limite di non essere riuscita a concretizzare.

Quattro giorni dopo, Bearzot conferma gli undici contro il Perù, ricavandone una partita doublé face: buon primo tempo degli azzurri, con gol dal limite di Conti; ripresa disastrosa, con un rigore negato ai peruviani e meritato pareggio su tiro di Diaz deviato nella propria porta da Collovati. Nell'intervallo, il Ct ha tolto il fantasma Rossi, sostituendolo con Causio, senza rilevanti risultati. L'onda della critica si sveglia feroce

Al terzo appuntamento, lo scialbo pari con il Camerun distilla la goccia che fa traboccare il vaso dei veleni. Bearzot sostituisce l'acciaccato Marini con Oriali, l'Italia va in campo senza idee e senza nerbo. Solo nella ripresa un cross di Rossi viene raccolto di testa dal vivace Graziani che infila il sorpreso N'Kono. Basta un minuto, però, e su un'esitazione di Scirea Kunde passa a M'Bida che batte Zoff da pochi passi, in sospetto fuorigioco. Il gol non basta al Camerun: le due squadre sono a pari punti e differenza reti, ma l'Italia ha il vantaggio di avere segnato due gol, il doppio degli africani.

Gli azzurri si tuffano nel caldo torrido di Barcellona e comunicano ai cronisti una decisione senza precedenti. Indispettiti dalle voci sui premi e dalla simpatica insinuazione di un quotidiano milanese (su una tenera amicizia tra Rossi e Cabrini), proclamano il silenzio stampa. Motivazione ufficiale: le eccessive distorsioni delle loro dichiarazioni operate dai giornalisti nei loro resoconti. Unica eccezione: a nome di tutti d'ora in poi parlerà solo Dino Zoff.

Tutto un crescendo

Il primo appuntamento è con i campioni del Mondo uscenti. Nonostante la pressione generale, Bearzot conferma nuovamente il deludentissimo Paolo Rossi. Torna al suo posto Oriali e si va in campo nel piccolo, ribollente stadio Sarrià. Qui avviene il miracolo. Di fronte a un'Argentina che ricalca la formazione 1978, gli azzurri danno vita a una prova magistrale, cogliendo la prima vittoria. Il primo tempo scorre senza troppi sussulti, con leggera prevalenza degli uomini di Menotti e azzurri in fase di studio. Gentile annulla Maradona e nella ripresa l'Italia, rincuorata, si trasforma, dando vita a contrattacchi rapidi ed essenziali. Conti lancia Antognoni, avanzata e pallone sul limite dell'area per l'accorrente Tardelli, che spara in rete al volo di sinistro senza scampo per Fillol.

In un girone a tre, chi perde il primo incontro è fuori per metà, logica la reazione rabbiosa degli argentini. Maradona colpisce il palo su punizione, ma tre minuti dopo l'Italia fa il bis: lancio dello scatenato Tardelli per Rossi, che spreca su Fillol in uscita, Conti raccoglie la respinta e dà a Cabrini, il cui sinistro al volo infila il portiere sulla sua sinistra. Due minuti dopo solo un nuovo, clamoroso errore di Rossi, sempre più stralunato, impedisce il terzo gol agli uomini di Bearzot, che cominciano ad accusare la fatica e qualche duro intervento avversario. Esce Oriali per Marini, esce lo spento Rossi per Altobelli. Su un fallo di Marini, Rainea decreta la punizione, Passarella non aspetta il fischio e sorprende Zoff con un tiro che picchia sotto la traversa e finisce in rete. Mancano pochi minuti, Gallego brutalizza Tardelli e viene espulso, Fillol con una prodezza assorbe un bel pallonetto di Conti ed è il fischio di chiusura. L'imprevedibile è accaduto, qualcuno tra i critici comincia a rettificare il tiro, anche se c'è sempre il Brasile dietro l'angolo pronto a fare giustizia di Bearzot e dei suoi...

Contro l'Argentina, il Brasile conferma la propria irresistibile vena. La danza dei verdeoro è clcio in musica: segnano Zico, persino il goffo Serginho e poi Junior. L'esasperato Maradona viene espulso, nel finale un gol di Diaz salva la bandiera. A questo punto è spareggio tra Italia e Brasile, con i sudamericani strafavoriti, anche perché, grazie alla miglior differenza reti, basta loro un pari per arrivare in semi-finale. Bearzot affronta la squadra più bella del Mondiale con gli stessi uomini.

Testardo fino all'ossessione, Bearzot conferma il "suo" Pablito, l'eroe di Argentina. Il Sarrià ribolle quando Klein fischia l'avvio. Il tempo di annotare il ringhio del truce, baffuto Gentile su Zico ed è già gol: Conti lancia Cabrini sulla sinistra, il terzino supera Leandro e crossa in area, dove Rossi, di testa (tutt'altro che la sua specialità), si sblocca e fa secco Valdir Peres. Entusiasmo alle stelle, ma sono le stelle del Brasile a mettersi in moto: triangolo sublime con Zico che libera Socrates davanti a Zoff, destro rasoterra e palla nell'angolino. La partita è bella, palpitante, di altissimo livello. I brasiliani danzano il loro calcio stellare, l'Italia controlla e risponde con ficcanti contromanovre. Rossi sembra rinato: intercetta un pallone di Junior al limite dell'area e fugge verso Valdir Peres, trafiggendolo in uscita. Collovati ha subito una distorsione, zoppica vistosamente e deve uscire. Bearzot non ha esitazioni: manda in campo il diciottenne Bergomi a montare la guardia al gigantesco centravanti Serginho. Zoff deve superarsi su un paio di calci di punizione, ma gli azzurri non stanno a guardare: Rossi viene atterrato in area da Luisinho, poi ancora Zoff, leggendario, sventa uscendo sui piedi di Cerezo. Non c'è un attimo di sosta: Rossi manda fuori di poco un pallone di Graziani e il Brasile lo punisce. Falcao, inafferrabile, riceve da Junior al limite dell'area, sbilancia i difensori con una finta magistrale e di destro silura Zoff con un gran tiro nell'angolo alto alla destra del portiere. Indomabile, l'Italia si riporta in avanti. Angolo di Antognoni, la difesa ribatte, riprende Tardelli rovesciando verso il centro, dove il lampo di Rossi, al volo, trasforma incenerendo il portiere: 3-2. Per il Brasile si fa dura, le ali del gioco si appesantiscono, la manovra auriverde diventa affannosa. Azione Graziani-Oriali-Antognoni e tiro di quest'ultimo che sorprende di nuovo l'incerto Valdir Peres, ma l'arbitro annulla per un inesistente fuorigioco. L'ultimo brivido è allo scadere: cross di Eder dalla trequarti sinistra, Paulo Isidoro di testa spara in porta, il monumentale Zoff blocca il pallone sulla linea. In un tripudio di bandiere italiane, l'Italia si qualifica per la semifinale. Ha eliminato le due superfavorite del Mondiale, diventa la squadra più forte. E "Pablito" Rossi, redivivo, è per gli spagnoli l'«hombre del partido», l'uomo decisivo della partita. Il centravanti del miracolo.

Negli altri gironi

Nel primo girone si sveglia Zbigniew Boniek, con una terrificante tripletta affossatore del Belgio, il cui controgioco non basta poi a bloccare l'Urss. Nel confronto diretto, i polacchi fermano gli avversari sul nulla di fatto, passando per differenza reti con un successo di portata persino extrasportiva (per lo smacco inflitto al "Grande Fratello").

Nel gruppo B, lotta allo spasimo: Germania e Inghilterra si astengono nel confronto diretto, poi i tedeschi, salvaguardati dall'arbitraggio onesto di Casarin, sbattono fuori gli spagnoli tra il cordoglio della tifoseria locale.
Gli stessi spagnoli, anziché "vendicarsi" regalando il successo agli inglesi, si battono con grande sportività, fermando gli avversari sul nulla di fatto.

Nel quarto gruppo, tutto facile per la brillante Francia di Platini che supera l'Austria di misura e poi travolge l'Irlanda.

Le semifinali

Polonia, già domata in avvio di Mondiale, non vale l'Argentina e tanto meno il Brasile. Oltretutto scende in campo priva dello squalificato trascinatore Boniek. Bearzot dal canto suo deve rinunciare allo squalificato Gentile, ben sostituito da Bergomi. Priva del suo leader, la squadra di Piechniczek si limita a una partita di contenimento, con una brutalità colpevolmente tollerata dall'arbitro Cardellino. L'Italia, ormai sicura dei propri mezzi, controlla senza problemi e va in gol: punizione di Antognoni su cui l'inarrestabile Rossi al volo rapina il gol da pochi passi. Kupcewicz colpisce il palo su punizione, ma non c'è partita. Nella ripresa, Graziani, "accarezzato" da Zmuda, viene sostituito da Altobelli, che tre minuti dopo lancia Conti: fuga sulla sinistra, cross a centro area dove "buca" Janas e alle sue spalle di testa il micidiale Rossi fa il bis. 

Splendida l'altra semifinale, una battaglia a colpi di grande calcio. Il guizzante Littbarski prima colpisce la traversa su punizione di Breitner, poi, su una difettosa risposta di Ettori a un tiro di Fischer, porta in vantaggio i tedeschi. La Germania sembra rinata, dopo le opache prove precedenti ma la Francia ha fantasia da vendere. Tigana inventa che è un piacere, Giresse pennella una punizione per Platini, che di testa serve Rocheteau, K.H. Forster lo atterra. Rigore ineccepibile, Platini spiazza Schumacher dal dischetto e fa il pari. Fino al novantesimo non si segna più, nonostante lo splendido gioco francese, pilotato da Platini, e radi ma efficaci contropiede tedeschi; uno spaventoso contrasto tra il lanciato Battiston e Schumacher in uscita costringe il francese a uscire, mentre lo stadio fischia i tedeschi. Si va ai supplementari e i francesi finalmente concretizzano con Tresor e poi Giresse. Finita? Tutt'altro. Entra il claudicante bomber Rummenigge, che subito va in gol e sulla sbandata dei transalpini si allunga una zampata micidiale di Fischer. Sul 3-3 si va ai rigori. Dal dischetto prima fallisce Stielike, poi Six e Bossis lo imitano e i francesi escono di scena.

L' apoteosi

L'ultimo atto, nel monumentale Bernabeu tappezzato di bandiere italiane, è un inno alla superiorità degli azzurri. Bearzot manda in campo Oriali per l'infortunato Antognoni, avanzando Cabrini, con Bergomi, Gentile e Collovati marcatori (rispettivamente su Rummenigge, Littbarski e Fischer). Graziani, scende in campo, ma una entrata di Kaltz lo sbatterà fuori dopo pochi minuti. Derwall non se la sente di rinunciare al claudicante Rummenigge. Partenza guardinga delle due squadre, con marcature ferree: K.H. Forster chiude su Rossi, il fratello morde Graziani e poi Altobelli, Briegel picchia Conti; quando quest'ultimo trova un varco ed entra guizzando in area, il gigante lo stende e l'arbitro fischia il rigore. Mancando il rigorista Antognoni, batte Cabrini, il cui tiro sbilenco finisce fuori, radente il palo alla sinistra di Schumacher. Azzurri avviliti, tedeschi in difficoltà a passare, gioco scarso.

Nella ripresa, l'Italia è rinfrancata e per gli avversari non c'è scampo. Tardelli su punizione lancia Gentile, sul cui cross Rossi di testa anticipa Cabrini mettendo in rete. I tedeschi provano a reagire e vengono puniti: da Rossi a Scirea sulla destra, servizio per l'accorrente Tardelli, che di sinistro al volo infila Schumacher, abbandonandosi poi a un rabbioso e liberatorio urlo in corsa che diventerà il simbolo dell'Italia campione del mondo. Pochi minuti e il gioco azzurro, che ormai viaggia sul velluto, produce ancora un gol, grazie ad Altobelli, servito da Conti e bravo a superare in serpentina Schumacher, Kaltz e Briegel e a depositare in porta. Un diagonale di Breitner, su respinta della difesa azzurra, concede ai tedeschi l'onore delle armi. Poi, è il trionfo italiano, con Bearzot e i suoi festeggiati dal re spagnolo Juan Carlos e dal presidente italiano Pertini. Mentre nella stragrande maggioranza i critici del Bel Paese chiedono alla propria faccia una fatica supplementare per saltare sul carro del vincitore e inneggiare all'eroe Bearzot e ai suoi. Rimasti fino all'ultimo in silenzio stampa. 

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